Gli anni ’90 a Catania rappresentano un’epoca d’oro, un momento in cui la musica e la cultura giovanile erano al centro dell’attenzione. Mentre il mondo stava vivendo una trasformazione epocale grazie all’avvento di Internet, i catanesi si immergevano in un’esperienza indimenticabile che ancora oggi suscita nostalgia e affetto.
Catania era al suo apice, non solo dal punto di vista calcistico ma anche culturale e soprattutto musicale. I negozi di abbigliamento storici di Via Etnea erano presi d’assalto, con nomi come Pop Off, Joseph, e i fratelli Vadalà che soddisfacevano le esigenze della giovane generazione catanese e dei residenti nella provincia. I locali notturni come lo Squibb, l’Empire e il McIntosh erano punti di ritrovo fondamentali per i giovani.
In quel periodo, Catania veniva considerata “la Seattle d’Italia,” grazie all’innovazione musicale portata avanti da artisti e produttori come Francesco Virlinzi. Negli anni ’80 e ’90, la città offriva un’esperienza musicale unica, culminando con lo storico concerto dei R.E.M. del 1995 allo stadio Cibali, con i Radiohead come gruppo d’apertura.
Tutto questo contribuiva a rendere Catania una città “raggiante,” come descritto da Carmen Consoli, una delle icone di quell’epoca.
Le discoteche erano poche, ma di grande importanza. Il “Pomeriggio Giovani” rappresentava un appuntamento irrinunciabile per i quattordicenni, che oggi rievocano con affetto quei momenti. Le domeniche erano scandite dall’ingresso alle 17 e l’uscita alle 20:30 o 21:00, con i disc jockey che facevano scatenare i giovani con brani di Alexia, Ace of Base e Coolio. Il biglietto d’ingresso costava 5.000 lire, e spesso i giovani andavano in gruppi per ottenere sconti.
Piero, uno dei protagonisti di quei giorni, ricorda con gioia: “Dal mio paese scendevo a Catania col motorino, assieme ai miei amici. I disc jockey suonavano la musica commerciale di quei tempi, con i pezzi di Alexia, Ace of Base, Coolio, ecc.”
Lillo aggiunge: “Alla fine della serata, con i motorini, il SI, Ciao e le Vespe special, il Bravo, si andava verso i camion dei panini della stazione o al Vegas di via Etnea, poi spostatosi a Vulcania, la sala giochi più famosa della città, aperta 24 ore al giorno, luogo simbolo di una generazione di giovani appassionati di punk e dark.”
Ma la discoteca per eccellenza di quell’epoca era il McIntosh, che dominava tra il 1995 e il 1997. Massimo ci racconta con un sorriso: “Per entrare, dovevi ottenere un consiglio dal sindaco. A meno che tu non arrivassi su un pullman carico di ragazze.” Il cuore dell’locale era Matteo Scuderi, una figura iconica del Gruppo Organizzativo McIntosh e Banacher, le due discoteche più importanti del Sud Italia.
Nel panorama delle discoteche catanesi, c’era anche il Charlie Brown, un’istituzione amata da tutti i catanesi. Piero P. ci racconta che qui si poteva ascoltare rock e cominciare a scoprire quale tipo di musica si amasse di più.
Mimmo Di Bella, pr e proprietario del Charlie Brown, offriva tessere abbonamento per partecipare alle serate sempre affollate, dove si potevano ascoltare brani dei R.E.M., U2 e Queen, fino alle hit dance dell’epoca.
Infine, il Medea 5 e il Gammon, successivamente diventato Banaker, erano altri luoghi rinomati e frequentati, dove i giovani catanesi potevano condividere emozioni e costruire la propria identità musicale.
Gli anni ’90 a Catania restano un’epoca indimenticabile in cui la musica e la cultura giovanile facevano risplendere la città. Ancora oggi, chi ha vissuto quei giorni, ricorda con nostalgia e affetto le serate passate nei locali storici, le canzoni indimenticabili e l’atmosfera unica di quegli anni d’oro.
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