Polifemo e i faraglioni di Acitrezza: Una delle leggende più famose della storia

La pittoresca Acitrezza, affacciata sullo splendido Mar Ionio, è una perla della Sicilia, resa celebre non solo per la sua bellezza naturale, ma anche per le leggende che avvolgono i maestosi Faraglioni, gli alti isolotti rocciosi che emergono dall’azzurro delle acque circostanti. Queste scogliere, parte integrante del suo panorama marino, sono il fulcro di una leggenda millenaria che continua a catturare l’immaginazione di coloro che le contemplano.

Le origini di questa affascinante leggenda possono essere fatte risalire all’antica Grecia e al nono libro dell’Odissea di Omero. Si narra che i Faraglioni abbiano avuto origine dall‘ira del Ciclope Polifemo. La storia racconta che Ulisse, il famoso eroe greco, giunse a queste coste dopo aver vagato per il Mediterraneo. Insieme ai suoi coraggiosi compagni, decise di avventurarsi sull‘Isola dei Ciclopi, che per i locali rappresenta la loro stessa terra. Il loro obiettivo? Conoscere il leggendario Ciclope Polifemo.

Il loro incontro con il ciclope fu, tuttavia, ben lontano dall’essere ospitale. Polifemo, con il suo unico occhio, scoprì gli stranieri nella sua caverna e, con malvage intenzioni, bloccò l’uscita con un masso imponente. La situazione sembrava disperata, ma Ulisse, sempre noto per la sua astuzia, si presentò come “Nessuno” e disse che la loro nave era naufragata (una bugia) e che erano gli unici superstiti. Polifemo, spinto dalla fame, catturò e divorò due dei compagni di Ulisse.

Ulisse, desideroso di vendetta e con la determinazione di liberarsi da quella caverna, escogitò un piano. Trovò un robusto tronco d’ulivo, lo fece appuntire e lo nascose. Quando Polifemo, ancora affamato, si recò a pascolare le sue pecore il giorno successivo, Ulisse lo abbeverò abbondantemente con un vino dolce che aveva ottenuto in un precedente viaggio a Ismaro. Il Ciclope, incapace di resistere all’ebbrezza, si addormentò.

Approfittando della situazione, Ulisse prese il tronco appuntito e con abilità lo conficcò nell’unico occhio funzionante di Polifemo, che urlò dal dolore. I suoi grida risvegliarono gli altri ciclopi, i quali chiesero chi lo stesse attaccando. Polifemo, ancora confuso dall’ebrezza, rispose che era “Nessuno” che lo stava ferendo. La notte seguente, Ulisse e i suoi uomini si legarono sotto i ventri dei montoni e fuggirono dalla caverna.

Quando Polifemo si rese conto dell’inganno, era troppo tardi. Ulisse e i suoi compagni stavano già fuggendo su una nave con i preziosi montoni. Polifemo, furibondo, scagliò massi giganteschi contro di loro, ma non riuscì a fermarli. Questi massi, leggendari nella loro maestosità, sono diventati ciò che oggi conosciamo come i Faraglioni di Acitrezza.

Questa storia affascinante, radicata nell’antica mitologia greca, continua a catturare l’immaginazione dei visitatori e degli abitanti di Acitrezza. E così, con il calar del sole sul Mar Ionio, le leggende dei Faraglioni perdurano, intrecciando la magia dell’epica con la bellezza della realtà. Questa narrazione è dedicata a tutti coloro che desiderano ascoltare e condividere la storia dei Faraglioni di Acitrezza, un’epopea senza tempo che vive ancora oggi.