Il Comune di Bronte è tra i più estesi della provincia di Catania. Anche se il mito vuole che il ciclope Bronte, figlio di Nettuno, sia stato il fondatore ed il re della città omonima, le sue origini storiche in realtà risalgono ai Siculi che furono i primi abitatori della zona, intorno all’ VIII secolo a. C.
Diverse le dominazioni che si sono succedute, tra cui va ricordata quella degli Arabi, che in queste zone trapiantarono il pistacchio. Il 10 ottobre 1799, il re di Napoli Ferdinando IV donò l’abbazia di Maniace, con l’annesso territorio, all’ammiraglio Inglese Orazio Nelson, nominandolo “Duca di Bronte”, quale ricompensa per l’aiuto ricevuto nella repressione della Repubblica Partenopea.
Nel 1860, durante la spedizione di Garibaldi in Sicilia, si crearono una serie di tensioni sociali che sfociarono nei tristemente famosi “Fatti di Bronte”: nei primi giorni d’agosto scoppiò un tumulto, conclusosi con l’eccidio dei “cappelli” (i brontesi di condizione economica più agiata). Sedati i tumulti, Bixio fece intervenire su Bronte la commissione mista di guerra per celebrare un rapido e sbrigativo processo contro coloro che venivano ritenuti i capi della rivolta, che vennero fucilati in presenza di tutta la popolazione il 9 agosto del 1860, nella piazzetta antistante la chiesa di San Vito.
I diversi episodi storici avvenuti nel suo territorio fanno di Bronte una città ricca di beni culturali, monumentali ed artistici, soprattutto di chiese, sebbene molte siano andate perdute a causa di terremoti o incuria: Chiesa di S. Blandano, Chiesa del Sacro Cuore, Casa Radice e Collegio Capizzi, uno dei centri culturali di maggior rilievo dell’intera isola. A 13 km da Bronte si trova il “Castello di Nelson”, un complesso edilizio che dal 1981 è diventato di proprietà del comune. Recentemente ristrutturato, parte è stata adibita a museo e parte a centro di studi e di congressi.
Bronte è universalmente riconosciuta come la città del pistacchio. Trapiantata già dagli Arabi nell’ostile terreno sciaroso, la pianta trae alimento quasi miracolosamente dalla pietra lavica e, fertilizzata dalla cenere espulsa continuamente dal vulcano, produce la più pregiata qualità di pistacchio.
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