Ecco com’era la fontana dell’Elefante di Catania: Storia e curiosità

Uno degli emblemi della città di Catania, si trova proprio in pieno centro, in Piazza del Duomo, ed è la famosa fantona dell’elefante e il simbolo di Catania: “U Liotru”. Vi sono numerose leggende attorno al mito di questa statua ed ancora oggi, gli si attribuiscono vari racconti.

Non ci sono dati certi su quando e da chi sia stata realizzata la statua dell’elefante. Nel corso dei secoli, vari studiosi hanno cercato di dare una risposta a questa domanda, in alcuni casi rifacendosi anche al mito. Tra questi ultimi, si ricorda Pietro Carrera, che nel 1639 scrisse che il liotru ricordava una vittoria in una guerra tra i catanesi e i libici. La storia, che il pittore Giuseppe Sciuti immortalò nel grande sipario storico del Teatro Massimo Bellini, è però totalmente inventata.

Più probabili furono le teorie concepite da Ignazio II Paternò Castello, Santi Consoli e Matteo Gaudioso. Il primo sosteneva che l’elefante provenisse da un circo (successivamente sarebbe stato appurato che in realtà era l’obelisco ad essere stato tra le attrazioni di un antico circo), gli ultimi due che fosse il ricordo di una religione di cui oggi si sono perse completamente le tracce.

La statua che si erge al centro della piazza raffigura un enorme elefante. Tre gradoni in pietra vulcanica, un basamento in marmo bianco, e le vasche con in alto l’elefante forgiato in pietra lavica sempre, e l’obelisco in granito. E’ una delle fontane più belle ed originali in circolazione, il colore scuro dell’elefante che fa da contrasto alle lastre di marmo bianco del basamento, rendono perfettamente l’idea.

La fontana dell’Elefante è un’opera monumentale realizzata tra il 1735 e il 1737 dall’architetto Giovanni Battista Vaccarini. È collocata al centro della Piazza del Duomo di Catania. Il suo elemento principale è una statua di basalto nero che raffigura un elefante, chiamato comunemente u Liotru e considerato l’emblema della città siciliana.

Fino al 1737 Gian Battista Vaccarini lavorò per costruire la fontana, che fu poi completata con l’obelisco egittizzante e con l’iscrizione agatina. Nel 1757 venne ristrutturata per la prima volta, per aggiungere una vasca. Nel 1826 la fontana fu circoscritta da una cancellata di ferro, entro la quale fu realizzato un piccolo giardino. Poco dopo l’unità d’Italia, venne presa la decisione di spostare la fontana dalla Piazza del Duomo a Piazza Palestro: il 30 maggio 1862, però, Bonaventura Gravina organizzò una sommossa popolare che bloccò il trasferimento. Sono stati due i restauri eseguiti nel corso del XX secolo: nel 1905 venne realizzata una seconda vasca e nel 1998 sono stati eliminati la cancellata e il giardino per cui oggi è possibile sedersi su alcuni gradoni ai piedi del basamento.

La particolarità di questa statua, è proprio l’originalità, la diversità rispetto ad altre fontane, anche se l’autore si è basato all’obelisco della Minerva di Gian Lorenzo Bernini. La pietra lavica, però, dona all’elefante una particolare luce, unica e spettacolare che solo a Catania potrete vedere. Visitando la città di Catania, non potrete fare a meno di vederla, si trova in una delle piazze più famose e centrali della città. La proboscide dell’elefante è rivolta vero il Duomo (la Cattedrale di Sant’Agata) e sulla schiena c’è un obelisco egizio alto circa tre metri e 61 centimetri con un globo, una croce, foglie di ulivo e delle incisioni.

Nella piazza potrete trovare anche cafè prestigiosi, il Palazzo degli Elefanti, la Fontana dell’Amenano, il Palazzo del Seminario dei Chierici. I Catanesi, chiamano l’elefante della fontana, “Liotru” e l’acqua della fontana proviene dal fiume sotterraneo Amenano. Per arrivarci, seguite le indicazioni per Piazza del Duomo che è zona pedonale ed inclusa nella ZTL del centro storico di Catania.

Seguite a piedi una delle tre strade, la via Etnea, via Garibaldi e la via Vittorio Emanuele. Se si proviene da altri punti della città, prendete i bus di linea che vi portano in centro e fatevi fermare nelle vicinanze della piazza.

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Foto in evidenza di Marco Chiarenza.