Le mura di Carlo V, costituite da 11 fortezze e diverse porte di accesso alla città, risalgono al sedicesimo secolo, quando l’imperatore Carlo V incaricò l’incarico dell’architetto Antonio Feramolino. Fu un secolo piuttosto travagliato per l’isola: si assistette non solo al deterioramento della situazione politica ed economica, ma anche alle continue incursioni dei Turchi; Catania divenne così il centro di un intenso conflitto tra i cittadini e il luogo ottomano. Tutto ciò spinse l’imperatore ad adottare misure drastiche per difendere la città, costruendo un complesso di mura. Il progetto prevede la sostituzione delle ormai antiche mura medievali della città con nuove mura adattate alle nuove tecnologie militari. Ma secoli dopo, le mura subirono ingenti danni a causa della devastante eruzione dell’Etna nel 1669 e di un terremoto nel 1693 che distrusse gran parte del monumento originario, rendendo necessari lavori di restauro.
Con il duca di Camastria iniziarono i lavori di ricostruzione, con il quale venne riaperta la porta di accesso nei pressi della piazza del Duomo: fu dedicata al Governatore di Uzeda, una delle porte più scenografiche della città dell’Etna. Ma sono le pareti del molo che hanno subito un importante restauro. Anche l’originaria porta di Catania fu parzialmente sommersa e distrutta da un evento catastrofico, e oggi rimane intatta solo la porta di Carlo V: questa è anche chiamata “Porta dei Canali” perché collegata al canale e attraverso il quale scorre anche l’Amenano Qui il fiume fu poi sepolto da un terremoto. La porta è realizzata in blocchi di lava e reca una targa marmorea con incisa in latino il testo dello stesso imperatore che esprimeva il desiderio di dotare la città di una nuova cinta muraria.
Delle altre porte, invece, oggi rimangono solo pochi resti, come la Porta Vega, la porta di ferro nei pressi di piazza Cutelli, la Porta Sant’Orsola, che prende il nome dalla vicina chiesa omonima, Porta di Jaci, che aprì quella che oggi è piazza Stesicoro, cioè Porta del Re, così chiamata perché fatta costruire dal re Federico III d’Aragona, cioè la porta della decima, il suo nome è legato al pagamento della decima o della decima omaggio al monarca, Porta di Sardo, dal nome dei feudi di Sardegna, Porta della Consolazione, Porta del Sale, luogo dove si controllava e si immagazzinava il sale, Porta della Lanza e Porta della Cunzaria, ubicate nell’odierna dogana portuale.
I lavori, iniziati da Carlo V nel XVI secolo, prevedevano anche la costruzione di 11 forti, o fortificazioni laviche lungo le mura. Tra i forti che si possono ancora ammirare si segnalano: Bastione del Tindaro, poi acquisito dai Benedettini acquisendo i confini perimetrali dei giardini; Bastione degli Infetti, opera del Doge Vega, presso il colle di Montevergine, è Catania L’antica Acropoli, alcuni resti oggi conservati nei pressi di Via Plebiscito, il cui nome deriva dal fatto che diversi cittadini furono ricoverati in ospedale durante la peste del 1576; Bastione San Giovanni, sull’omonima via, parzialmente distrutto dalla rabbia del terremoto Bastione San Giorgio, presso il castello di Ursino, dedicato al patrono del castello, semisommerso da una colata lavica nel 1669;
Bastione Santa Croce, sempre nei pressi del Castello Ursino; Bastione Don Perrucchio e Bastione Salvatore, eretto all’incrocio tra via Dusmet e via Porta di Ferro; Bastione Sant’Euplio, in piazza San Antonio; Bastione di Sant’Or, accanto alla consacrazione di la chiesa di Santa Gata (si crede che Sant’Agata guardasse fuori dalla finestra durante la prigionia), il Bastione San Michele, che prende il nome dall’omonima chiesa e si trova al centro di piazza Santo Spirito, e infine il Bastione di San Giuliano, che sorge sui terreni dell’odierno Convitto Cutelli.
lascia un commento